venerdì 31 luglio 2015

Cosa succede quando beviamo una Coca Cola

Volete sapere cosa accade all’organismo dopo aver bevuto una lattina di Coca Cola? Un’infografica apparsa sul blog dell’ex farmacista inglese Niraj Naik illustra attraverso sette passi tutte le reazioni che avvengono dal momento in cui bevete il primo sorso fino a un’ora dopo l’assunzione:

Primi 10 minuti
Avete appena assunto 10 cucchiaini di zucchero (il 100% della dose giornaliera raccomandata), l’unica cosa che vi impedisce di vomitare per l’eccessiva dolcezza è l’acido fosforico che altera il sapore della Coca Cola, permettendovi di ingerirla.

20 minuti
La quantità di zucchero nel vostro sangue è ai massimi e state producendo quanta più insulina possibile per farvi fronte, allo stesso tempo il vostro fegato risponde a questa situazione di emergenza trasformando tutto lo zucchero che può in grasso.

40 minuti
Tutta la caffeina è stata assorbita, le pupille si dilatano, la pressione del sangue sale e il fegato risponde pompando più zucchero nel sangue. I ricettori dell’adenosina che si trovano nel cervello sono completamente inibiti per prevenire uno stato di forte sonnolenza.

45 minuti
L’organismo aumenta la produzione di dopamina stimolando i centri nevralgici del piacere, esattamente come fa l’eroina.

<60 minuti
Le proprietà diuretiche della caffeina iniziano a farsi sentire e sentite il bisogno di fare la pipì. In questo momento espellerete elementi importanti per le vostre ossa come calcio, magnesio e zinco, oltre a acqua ed elettroliti.

60 minuti

La festa sta per finire e probabilmente state andando incontro a un vertiginoso calo di zuccheri che vi renderà irritabili e fiacchi. Avete già urinato tutta l’acqua presente nella vostra Coca Cola ancor prima che il vostro corpo ne avesse potuto estrarre gli elementi indispensabili per idratarvi e rinforzare le ossa e i denti. 

giovedì 30 luglio 2015

La Colazione dello sportivo

Il nostro corpo, dopo le ore destinate al riposo notturno, necessita di energia per “mettersi in moto” e per affrontare nel modo corretto tutte le attività della giornata. Il  riposo notturno è inevitabilmente accompagnato dal “digiuno notturno” e quindi il corpo ha bisogno di “carburante”. Le funzioni cerebrali, per le quali è fondamentale l’apporto degli zuccheri,  non si interrompono nelle ore notturne; pertanto mentre il corpo riposa, il cervello continua a consumare. A questa funzione di approvvigionamento del cervello provvede il fegato che si occupa di svuotare i suoi depositi zuccherini per farli arrivare a destinazione. Questo è uno dei motivi per cui è importante, appena ci svegliamo,  reintegrare queste scorte con una buona prima colazione. La prima colazione, infatti, dovrebbe rappresentare il pasto della giornata in grado di fornire circa il 20% dell’energia giornaliera. Inoltre è importante ricordare che dopo tante ore di sonno, e di riposo alimentare  il nostro corpo si trova nella condizione migliore per essere nutrito. Tutto quello che introduciamo tramite gli alimenti contribuisce a ricostruire il nostro corpo o ad accumulare scorte. Queste trasformazioni dipendono anche dall’orario: al mattino l’assunzione di cibo contribuisce prevalentemente a costruire cellule e tessuti come ad esempio quello muscolare. Alla sera si ha un maggior immagazzinamento, ossia si produce più grasso. Questo è uno dei motivi che dovrebbe indurre tutte le persone che desiderano sottoporsi a diete dimagranti, a consumare un’abbondante prima colazione e una cena leggera. La scelta degli alimenti da consumare durante la prima colazione non deve limitarsi a rispettare l’aspetto quantitativo, ma deve contenere tutti i principi nutritivi. Quindi deve rappresentare circa il 20% del fabbisogno calorico giornaliero, ma essere bilanciata con le seguenti proporzioni: 60-70% di carboidrati, 10 -15% di proteine e 15 – 20% di grassi. Per essere ancora più pratici, ecco due esempi di colazione:

mercoledì 29 luglio 2015

La Caffeina e lo Sport


La caffeina è uno stimolante presente soprattutto nel caffé, ma anche in altre sostanze e bevande comunemente reperibili (tè, cioccolato, cola ecc.).Appartiene al gruppo delle metilxantine (come la teofillina e la teobromina) ed è farmacologicamente attiva con effetti simili, seppur più blandi, a quelli delle amfetamine. È pertanto in grado di aumentare la concentrazione e di ridurre la sensazione di affaticamento. In concomitanza con assunzione di FANS, ne amplifica l'effetto analgesico. Essendo veicolata sia in ambienti lipidici che nell'acqua, raggiunge il cervello per diffusione attraverso i tessuti.La sua azione eccitante è tanto più forte quanto meno si abusa di sostanze che la contengono nell'ambito della vita quotidiana. In altri termini con l'uso continuato subentra una sorta di assuefazione o refrattarietà che limita i benefici derivanti, ad esempio in ambito sportivo.Il rapporto fra caffeina e prestazione sportiva è stato più volte indagato. L’interesse verso la caffeina da parte di coloro che praticano attività sportive deriva soprattutto dal fatto che detta sostanza può migliorare le prestazioni su gare di resistenza.Secondo Terry Graham, docente di biologia presso l’università di Guelph (Ontario), per un effetto ottimale l’assunzione prevista è di 2 milligrammi ogni 0,5 kg di peso. La caffeina va assunta un’ora prima dell’evento agonistico. La caffeina riduce la percezione dello sforzo e aumenta la capacità del corpo di bruciare acidi grassi, conservando così i carboidrati immagazzinati nei muscoli delle gambe. Occorre subito puntualizzare che l’effetto della caffeina è molto ridotto se l’atleta segue una dieta particolarmente ricca di carboidrati o è un consumatore abituale di elevate quantità di caffè.Diversi studi hanno provato la capacità della caffeina di migliorare le prestazioni, mostrando anche incrementi dal 10 al 15% in quelle di resistenza. Graham consiglia una certa prudenza nell’interpretare questi dati, perché si tratta soprattutto di ricerche svolte in laboratorio, non nella vita reale o nelle competizioni agonistiche. La caffeina induce l’organismo a iniziare a consumare grasso per produrre energia prima del normale, consentendo al runner di risparmiare il glicogeno (carboidrati) contenuto nei muscoli. Tuttavia, secondo Graham, le ultime ricerche sembrano suggerire che la caffeina riduca la percezione dello sforzo durante la corsa. In altre parole, il runner corre meglio perché sente meno la fatica. Per ottenere risultati significativi nella corsa prolungata grazie alla caffeina (ossia incrementi nelle prestazioni di 1-3″/km) è necessario assumerne almeno 4 mg per kg di peso corporeo con abbondante acqua circa un’ora prima dell’evento. Questa quantità si traduce, in pratica, in 320 mg per un runner di 80 kg e in 240 mg per un runner di 60 kg (si tenga presente che consumando tre espressi all’italiana al giorno si ingeriscono mediamente attorno ai 300 mg di caffeina). Superare decisamente tale dose non è comunque positivo perché non si ha nessun beneficio.I risultati migliori, sempre secondo Graham, si ottengono con l’assunzione di pillole di caffeina. Infatti, le sue ricerche hanno mostrato che la caffeina assunta in pillole ha avuto effetti nettamente superiori a quella assunta con il caffè, forse a causa di altre sostanze contenute nella bevanda che ostacolano l’effetto della caffeina. L'assunzione di caffeina non è priva di rischi, soprattutto per coloro che normalmente evitano di assumerla con la dieta. In soggetti particolarmente sensibili alla sua azione, effetti collaterali anche importanti compaiono già a dosi moderate. I classici sintomi da eccessiva assunzione di caffeina comprendono: eccitazione smodata, emicrania, insonnia, tremori, irritabilità. La caffeina favorisce la perdita di liquidi (effetto diuretico) e deve pertanto essere assunta insieme a bevande, mantenendosi ben idratati durante tutta l'attività fisica.In caso di dosi superiori ai 500-1000 mg possono anche comparire alterazioni del ritmo cardiaco (tachicardia ed extrasistole ventricolare). La LD-50 della caffeina (quantità letale per il 50% della popolazione), corrisponde a 150 mg/kg di peso, ben trenta volte al di sopra dei valori consigliati.