mercoledì 6 agosto 2014

La muta per il triathlon

Sebbene la protezione termica rappresenti un ulteriore vantaggio, il neoprene con cui sono realizzate le mute da triathlon è stato progettato soprattutto per aumentare la galleggiabilità permettendo di tagliare i tempi fino a 15 secondi sulla distanza di 100 metri. In particolare le mute da triathlon hanno uno spessore differenziato, maggiore sulle gambe, in modo da fornire un assetto più idrodinamico e far si che le gambe vi seguano ‘in scia’ mentre nuotate. Ad ogni triathleta sarà sicuramente capitato di dover indossare una muta durante la frazione a nuoto. Essendo questa un'operazione delicata ed avendo vista ogni sorta di mostruosità nell'indossarla ho deciso di scrivere poche righe, per aiutare coloro che hanno poca dimestichezza con il neoprene. Il neoprene con cui sono realizzate le mute da triathlon, è molto delicato, ed è stato progettato soprattutto per aumentare la galleggiabilità permettendo di tagliare i tempi fino a 15 secondi sulla distanza di 100 metri. In particolare le mute da triathlon hanno uno spessore differenziato, maggiore sulle gambe, in modo da fornire un assetto più idrodinamico e far si che le gambe vi seguano ‘in scia’ mentre nuotate. La ragione principale per cui i triatleti indossano una muta non è per proteggersi dal freddo ma per aumentare la propria galleggiabilità. Infatti, se non si è abituati ad indossarla,è abbastanza comune rovinare la muta durante la vestizione. Il consiglio che vi do è quello di iniziare dai piedi: sedetevi e lasciate scivolare dentro la prima gamba senza forzare piede, assicurandovi che la cerniera sia sul retro.  Afferrate la muta su entrambi i lati della gamba dalla parte interna e spingete il piede attraverso l’apertura della caviglia. Può aiutare in questa fase usare un olio intorno alla caviglia per facilitare lo scorrimento . L’importante, in questa fase, è afferrare la muta dalla parte interna e fare attenzione a non lesionare la parte esterna con le unghie. Terminate questa prima operazione inserendo le gambe, successivamente alzatevi e tirate su la muta fino alla vita. Procedete poco alla volta avendo cura di tirare sempre la muta afferrandola dalla parte interna. Adesso potete iniziare ad inserirvi le braccia e tirare la tuta sopra le vostre spalle. Tirando la muta sulle spalle questa tenderà ad aderire meglio intorno ai fianchi. Facendo oscillare le braccia, la muta si distribuirà in modo uniforme su tutto il corpo, dopo di che chiudete la lampo. Anche se è più facile avere qualcuno che vi aiuta a chiudere la lampo, è bene imparare a farlo da soli. Per rendere lo scorrimento della cerniera più agevole, ruotate le scapole e portate le braccia dietro la testa e quindi tirate il cordino delicatamente con entrambe le mani. Inoltre per abituarsi alla muta ed alla sensazione di costipamento che provoca è consigliato effettuare alcune sessioni di allenamento in mare o in vasca con indosso la muta.

martedì 5 agosto 2014

Il nuoto nel Triathlon

Tra le discipline che compongono il triathlon, il nuoto non è solo fatica fisica e stress mentale, è anche un modo di uscire dalla routine sentendosi estraniati da tutto. Il motivo di questa sensazione va ricercato nel fatto che a differenza della corsa e della bici, il nuoto non si corre in un elemento familiare all'uomo, ma nell'acqua, ambiente ostile ai più. Se a tutto questo aggiungiamo che nel triathlon la frazione a nuoto, si svolge in acque libere, ecco che il nuotare assume un'accezione quasi ancestrale che ci porta a stretto contatto con l'elemento madre della vita:l'acqua. I triathleti che praticano regolarmente distanze molto lunghe come l'IRONMAN, sanno benissimo come ci si senta durante la frazione a nuoto, dove la ricerca del ritmo perfetto ci fonde con l'elemento acqua. Il nuoto in acque libere è completamente diverso da quello in vasca e le differenze tra i due sport sono sicuramente maggiori di quanto la distanza possa farci percepire: cambiano i fattori della prestazione e i fattori biomeccanici, i fattori fisico-atletici, i fattori tattici e quelli psicologici.

I fattori biomeccanici riguardano l'assetto e la posizione in acqua del corpo, vista la maggior densità dell'acqua, che comporta maggiore resistenza e quindi notevoli differenze nella tecnica. Sotto l'aspetto fisiologico si ha un diverso impegno delle vie metaboliche, dato il protrarsi dello gara si utilizzano non solo glucidi ma anche proteine e grassi. Si ha un diverso impegno muscolare, dato dai differenti fattori biomeccanici coinvolti, visto che si ha necessità di una maggiore potenza e sicuramente di una maggiore forza resistente. La fatica fisica non è solo una fatica muscolare ma anche una fatica che coinvolge le articolazioni e i tendini. Sono diverse le condizioni ambientali, dato che in acque libere c'è sicuramente una minore umidità, una minore temperatura dell'aria e dell'acqua, la possibilità di incontrare diverse temperature dovute alle correnti.



Fondamentale importanza, vista la durata della gara, sono i fattori tattici utilizzati dall'atleta durante la competizione e riguardano anzitutto l'andatura utilizzata durante la gara, che può essere in regressione, a strappi , in progressione, a ritmo costante. Non meno importanti sono le tecniche di nuotata utilizzate, che differiscono a seconda delle situazioni in cui ci si trova ad agire. In realtà comunque i fattori che risultano determinanti, soprattutto nelle gare lunghe, sono quelli psicologici. La resistenza alla fatica dipende in maniera determinante dalla maggiore o minore motivazione mostrata dall'atleta. Il carico mentale dipende non solo dallo stress fisico ma anche dalla monotonia del gesto. Per sopperire al forte stress che queste manifestazione sportive provacano si possono seguire 4 semplici pratiche: Abituarsi a indossare la muta, Superare l'ansia tramite una respirazione regolare, Nuotare dritto, Padroneggiare l'arte di avvistamento.